“Mastro” Peppino Amato
Il primo parrucchiere di Amantea
Non è facile riassumere, in poche righe la figura di un valente artigiano, la cui vita, oltre alla quotidianità del suo lavoro, in molte occasioni si è intrecciata con quella della cittadina amanteana e del suo hinterland, in particolar modo subito dopo la seconda guerra mondiale..
Da giovanissimo fino all’età di vent’anni, Peppino ha praticato l’arte del Barbiere.
Il suo maestro fu Mastro ” Giovanni Cocozza”.
Il suo primo salone fu nel centro storico, in Corso Umberto; poi andò a Roma e, successivamente, a Napoli per imparare l’arte del parrucchiere per donna.
Il suo Maestro fu un certo Minicone col quale lavorò come apprendista in una Bottega in Piazza Dante fino al compimento dei trenta anni.
Ritornato ad Amantea, nel 1935, aprì, in Via Vittorio Emanuele 55, nei magazzini dell’Avvocato Greco, un salone di parrucchiere per Donne e Uomini che chiamò ” Casa della Permanente” nella quale mise a frutto l’esperienza maturata nelle acconciature femminili introducendo l’arte dell’ondulazione a riccioli piatti, con ferri preriscaldati a fuoco con i quali creava boccoli, arricciava o piegava i capelli delle donne, non solo del luogo, ma anche dei paesi vicini.
Consapevole che l’imparare l’arte del parrucchiere era un percorso molto lungo, con molta lungimiranza, perché imparassero l’arte, accolse nel suo “laboratorio i figli Salvatore (Salvino), Maria Pia e Franca.
Quando nel 1975, dopo oltre quaranta anni di attività mastro Peppino decise che era tempo di andare in pensione, solo la figlia Franca seguì le orme paterne continuando ad operare nello stesso locale opportunamente rinnovato.
In quanti lo hanno conosciuto resta di lui un ricordo vivissimo per la gentilezza d’animo, la pazienza l’educazione e l’altruismo, doti che lo contraddistinsero fino alla morte (1983).
Mastro Peppino non fu l’uomo solamente dei momenti felici, ma anche delle ore tristi, quando riusciva a dare conforto ai più bisognosi ( tutti ricordano la tavolata imbandita nel giorno di San Giuseppe davanti al salone per i più poveri).
Figlio d’arte, fu membro della Banda Mario Aloe nella quale suonava gli strumenti a percussione con perizia e dedizione che gli valsero, nel 1981, la medaglia d’oro dell’Amministrazione Comunale per i suoi trascorsi di musicante. A premiarlo fu il decano della Banda , Antonio Sicoli (mastru Totonno ‘i Sara), altro grande artigiano di cui ci riserviamo di parlare in uno dei prossimi volumi dell’antologia.
Liberamente tratto dai ricordi del figlio, ragionier Salvatore Amato