Franco Defina

Franco Defina

Questa è la storia di un uomo che nella vita ha dimostrato forza, coraggio, temperamento e spirito d’avventura, correttezza e onestà; molto attaccato alla Terra che tanto gli aveva dato, a cui tanto fu grato, e in cui sognava un giorno di far ritorno: il Venezuela.

Franco Defina

Molti anni fa, nel lontano 1924 a S. Onofrio (CZ) nasceva un bambino di nome Franco Defina, secondo di quattro fratelli a cui il destino avrebbe riservato un futuro ricco di grandi successi. Insieme alla famiglia, ancora piccolo, visti i tempi che correvano, si trasferì per pochi anni in Brasile, dove il padre trovò lavoro in una piantagione di caffè. Successivamente, tornarono in Italia, Franco Definastabilendosi nella bella Amantea. Quegli anni furono particolarmente duri per la famiglia Defina ma, nonostante le difficoltà, Franco, da ragazzo diligente e volenteroso quale era, frequentò la “Scuola di Avviamento al lavoro” a Fuscaldo dove, studiando sui libri dei suoi amici e compagni di scuola i f.lli Bruno, riuscì ben presto a diplomarsi. La grande guerra non tardò ad arrivare e a partire dal ’43 fu assunto come radiofonista presso la Stazione Ferroviaria di Amantea.
A riguardo un aneddoto che spesso raccontava con orgoglio. Un giorno, mentre si trovava sul posto di lavoro, sentì arrivare dei bombardieri tedeschi e, mettendo a repentaglio la sua stessa vita, decise insieme ad un suo collega di spostare in una galleria un treno carico di benzina, di cui, in un inferno di fiamme, riuscì a salvare solo alcuni vagoni.
Poco tempo più tardi venne trasferito a Sibari e qui contrasse la malaria.
Restò in ferrovia fino al termine del conflitto mondiale quando, per esubero di personale, fu licenziato.
Questo non lo scoraggiò, ma, senza perdersi d’animo intraprese l’attività di commercio dell’olio.
In quel periodo conobbe Rosina, l’amore della sua vita, che sposò e da cui ebbe la prima delle cinque figlie.
Rendendosi conto che l’Italia del dopoguerra non offriva possibilità ad un uomo dalle grandi aspirazioni come lui, agli inizi degli anni ’50, lasciò la sua patria per cercare fortuna in terre lontane: a 26 anni si imbarcò alla volta del Venezuela, la sua seconda Terra. Franco Defina a caccia con una tigre
Visse il Venezuela del dittatore Pérez Jiménez, il periodo delle rivoluzioni del leader maximo Fidel Castro e del Che, dei cercatori di diamante, del ranchera messicano e del merengue ballato per strada.
Nel nuovo Paese conobbe quello che sarebbe diventato il suo socio in affari nonché grande amico, Martin, con il quale, per sbarcare il lunario, ideò un particolare mestiere: assemblaggio e vendita di cornici in vetro.
Gli anni passarono e giunse rapidamente l’epoca della “Febbre dell’oro”, così i due amici decisero di avventurarsi in un viaggio che li fece approdare nel grande polmone verde del Brasile: la Foresta Amazzonica.
Qui, tra tigri, serpenti (raccontò di averne ucciso uno grandissimo e di averne mangiato la carne!) le più svariate bestie selvatiche, conobbe e si relazionò con le locali tribù indigene e riuscì, persino, a trovare qualche pepita d’oro grazie alla quale, al suo ritorno nella venezuelana Città Bolivar avviò, insieme a Martin, la sua prima vetreria.
Fecero centro: l’attività ebbe subito successo, tanto che di lì a poco decisero di ingrandire e di annettervi una ferramenta.
I giorni diventarono mesi ed i mesi anni e la mancanza della moglie crebbe sempre di più, così fece di tutto per averla di nuovo accanto a sé: ebbero altre quattro figlie.
Gli anni di sacrifici e stenti si erano finalmente conclusi, Franco Defina potè finalmente considerarsi un uomo realizzato: l’azienda andava a gonfie vele – tanto da dover assumere dell’altro personale – e cosa ben più importante, si era creato una meravigliosa famiglia.
Fu così che ricco e soddisfatto di quanto ottenuto, per amore di moglie e figlie, decise di rientrare nella sua terra natìa.
Ad Amantea comprò casa in via Mazzini, aprì una piccola bottega di alimentari per la moglie e investì tutto il resto nella realizzazione di un’azienda insieme ai due fratelli minori: nacque così la prima vetreria di Amantea. Sfortunatamente, come spesso accade, la società si sciolse e Franco, rimasto unico proprietario, ampliò l’azienda, facendo lavorare un gran numero di giovani amanteani, vogliosi di fare la “gavetta”.
Franco Defina nel suo negozio di ferramentaIl rapporto che instaurava con i suoi dipendenti, però, non era solo di natura lavorativa, ma andava ben oltre: lui li considerava amici, compagni, tanto che non perdeva occasione per organizzare gite fuori porta e divertenti scampagnate.
Tra questi giovani c’era Emilio, suo futuro genero e socio.
Fu un autodidatta, non mancò di approfondire le sue conoscenze in ogni ambito, di ampliare la cultura di cui tanto andava fiero e su cui si sentiva talmente ferrato da mettere in dubbio il contenuto di enciclopedie, manuali o riviste di ogni sorta: celebre era il suo: “E’ sbagliato il libro!”.
Nondimeno fu un padre estremamente presente, incoraggiò le figlie a seguire le proprie passioni, sostenne i loro sogni, infondendo in loro grande fiducia.
Viaggiò con moglie e figlie in lungo e in largo, dalle Isole Eolie alla Francia: non fece mancare loro nulla.
Il tempo passò, i capelli si ingrigirono e giunse il momento della pensione, così decise di cedere la sua quota societaria al nipote ma, nonostante ciò, essendo un grande stakanovista fortemente attaccato all’azienda che creò dal nulla, continuò a dare una mano in vetreria supervisionando i lavori fin quando Dio glielo permise.
Padre esemplare, intraprendente e impavido viaggiatore, con tantissimi amici, divertente compagno di avventure, persona estremamente carismatica: questo era Franco Defina.
Si spense il 18 novembre 2003 all’età di 79 anni, circondato dall’affetto di 5 figlie e ben 11 nipoti.

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