Fortunato Pagliaro

Fortunato Pagliaro

fortunato_01Visitare i “buchi” di Fortunato Pagliaro è un’esperienza che lascia increduli e meravigliati, un immergersi in un universo di forme e di colori permeato da una poesia mistica in cui la sofferenza dell’uomo si innalza nella ricerca della fede e della speranza.

Una fede genuina e primordiale, capace di dettare allo scalpello volti di un Cristo che, di volta in volta, viene raffigurato sull’onda delle emozioni che palpitano nel cuore dell’artista; una speranza intinta nella tavolozza e trasferita nelle surreali immagini solari, spesso infantili, ma sempre cromaticamente attraenti.

Fortunato non espone: Fortunato narra attraverso le sue opere spontanee, realizzate nel suo continuo “raptus” creativo, e deposte alla rinfusa in ogni angolo della sua dimora che si affaccia a picco sull’azzurro del Tirreno.

fortunato pagliaro crocefissowNarra delle fantasie e dei sogni mai realizzati di un bimbo che ancora si cela dietro un viso ormai scolpito dal tempo, di una vita di sudore, di fatica e di lotte con il mare col quale ha sempre vissuto in simbiosi.

Le ombre della sera lo sorprendono ancora sul “largo” prospiciente i suoi laboratori, intento a sciorinare le ultime creazioni “di giornata”, mentre il suo sguardo spazia verso l’orizzonte alla ricerca di una “lampara” che ora non c’è più. Fortunato scolpisce il legno, dal quale trae figure, quasi sempre sacre, dipinge, su tavolette o altri materiali di recupero, con smalti e colori ad olio, lavora la creta per creare singolari figure di pastori.

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Fortunato Pagliaro e Francesco Surianopagliaro fortunato scopa

Fortunato, il re naif della “Chianura” di Amantea

(Vincenzo Pellegrino Progetto Città – ottobre 2002, pag. 14)

fortunato_labFortunato Pagliaro è un personaggio molto noto ad Amantea.
Vive nel quartiere Chianura, alle spalle della Chiesa Matrice, nei pressi della casa che diede i natali ad Alessandro Longo.
In simbiosi con i capperi abbarbicati ai tufi del centro storico, Fortunato vive e si contenta di poco e i frutti non raccolti sbocciano sotto forma di manifestazioni artistiche rudimentali, naturalmente naif.

Col dovuto rispetto, Fortunato si sente accomunato anche a Longo per la vena artistica. “Da giovane suonavo nella Banda musicale”, dice con falsa modestia, e sul letto conserva la chitarra. Suonava la tromba. Chi lo ricorda dice che spesso dovevano richiamarlo per fargli abbassare il tono che, analogamente a quello della voce, da buon marinaio, Fortunato tiene sempre alto.

fortunato pagliaro antro 3 wAveva polmoni buoni Fortunato, da ragazzo, e il mare lo ha sfidato spesso, con i remi e con le braccia, anche per una semplice scommessa.

Fino a qualche tempo fa lo si vedeva ancora ad Acquicella, gettare qualche metro di rete da una “bagnarola fai da te” che egli aveva la presunzione di chiamare “barca” e che, in occasione del primo presepe vivente, s’era portato su per i vichi fino alla Chianura. Poi qualche mareggiata deve avergliela portata via e adesso Fortunato tiene in allenamento le sue braccia con ascia e scalpelli.

fortunato_pastori“Ma la passione per la creatività ce l’ho sempre avuta”, dice convinto. “Da bambino facevo i pastori con la creta, li faccio ancora adesso, certe volte: papà ha fatto un crocifisso di cartapesta guardando quello della Chiesa Madre e lo conservo sul capezzale, poi io ho cercato di imitarlo con il legno. Mi incoraggiava anche Pietro Bonavita, quando andavo assieme a lui sulla barca”. E i crocifissi sono uno dei suoi soggetti preferiti, assieme ad altri particolari del centro storico. Realizzati con legni recuperati alla meglio, e facendo di necessità virtù.

“Ho rovinato un trapano a cercare di cavar questo legno, e poi, le rifiniture portano via troppo tempo. A me piace fare qualcosa come viene, in quattro e quattr’otto, alla gente piacciono così, e tutti mi dicono di essere me stesso”.

fortunato_bancoPiacciono soprattutto ai bambini, perché nella sua essenzialità ed ingenuità, Fortunato evoca sensazioni primordiali. I colori vivaci esposti sulla piazzetta, attirano più della targhetta sulla casa natale di Longo e così la visita ai “buchi” di Fortunato, diventa un piacevole fuoriprogramma.

E’ come andare in soffitta. Il laboratorio sembra una maxibancarella di Porta Portese, con una infinità di “pezzi” lasciati a metà, e attrezzi che potrebbero interessare ugualmente un falegname o un meccanico.

Difficilmente chi entra nei “buchi” di Fortunato non porta via qualcosa e difficilmente Fortunato sa dire di no. Spesso qualcuno ne approfitta, ma è come rubare una caramella ad un bambino.

In ogni caso Fortunato ringrazia per l’attenzione ed è anche questo un “donarsi”, semplice ed efficace, come certe sue creazioni.

Fortunato Pagliaro premiato nell’edizione 2007 della Giornata degli Amanteani nel Mondo con la seguente motivazione:

“Sensibile e naturale artista naif  che trasfonde i suoi sentimenti in sculture ed immagini della sua fede e della sua terra che ama e difende con encomiabile senso civico.”

PAGLIARO FORTUNATO PREMIAZ aam 2007 giornata (37)

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