Una delle risorse più importanti, che hanno consentito lo sviluppo e la crescita della nostra comunità, è stata certamente la pesca.
Intere generazioni, nel corso dei secoli, hanno affrontato le insidie del mare e sviluppato una tradizione che ormai si sta affievolendo per la mancanza di “vocazioni”, ma anche, e soprattutto, per la mancanza di materia prima: i pesci.
L’impoverimento della flora marina, aggredita da fattori incontrollati di inquinamento e di erosione delle coste, dalla scarsa portata dei corsi fluviali, dall’indiscriminata e selvaggia pesca a strascico nelle zone protette, ha, a mano a mano, allontanato dal mare le famiglie “storiche” dei pescatori i cui discendenti si sono dati all’artigianato, al commercio, alle professioni, attività certamente meno poetiche, ma più sicure e redditizie.
Il pesce congelato (e quello surgelato) ha preso il sopravvento nei mercati e le “lannielle” ospitano esemplari ittici che del nostro mare hanno solo la risciacquatura mattutina, fatta di soqquatto per togliere l’effetto dei prodotti refrigeranti.
Ora solo qualche anziano conserva gli “strumenti di lavoro” che, di tanto in tanto, utilizza per estemporanee ed improbabili avventure sulle onde, mentre della nostra “marineria da pesca” restano soltanto i ricordi che affiorano, qua e là, sbiaditi e nostalgici.
In essi si stagliano figure ieratiche di cui, purtroppo, almeno al momento, non possiamo fornire immagini e testimonianze più complete, ma che contiamo di poter fare in seguito con l’aiuto dei lettori del nostro sito.
Su tutte, sembra campeggiare quella d’ ’u zu Brunu, una bella figura di marinaio di Catocastro, con la faccia e la bocca larga, la barbetta ispida e tutto l’aspetto di chi ha passato un’intera vita respirando la salsedine.
“Zu Brunu” camminava sempre scalzo, con l’andatura dondolante tipica dei marinai costretti per anni ad assecondare il rollio della barca, indossava alla vita una vecchia rete da pesca che, a guisa di cintura, teneva su i pantaloni ed in testa, quasi sempre, una bandana da pirata.
Amava intrattenersi con i bambini ai quali raccontava fantastiche avventure frutto della sua fantasia.
Anche ’u Zu Franciscu Giambra era una splendida figura di pescatore con una fluente barba bianca ed un dolce sorriso.
Aveva vissuto per tutta la vita su una barca da pesca …eppure non sapeva nuotare!
Le persone dell’epoca lo consideravano un barometro: ogni due o tre ore, per tutto il giorno e tutta la notte, scendeva alla marina ad osservare il cielo e le onde dalle quali traeva previsioni infallibili, da tutti rispettate.
Speriamo che altre figure riescano ad affiorare dal ricordo collettivo attraverso informazioni, immagini, racconti e notizie per completare questo meraviglioso affresco consacrato dal soprannaturale patto con il mare, i suoi misteri e le sue insidie.
Immagini dei marinai e delle loro donne che sulla spiaggia attendevano il ritorno delle barche prima del sorgere del sole per dividersi il pescato, sciorinarlo nelle “lannielle” e partire per le strade e per i vicoli, ciascuna verso la propria “partita” di clienti.
Racconti dei marinai e dei loro figli, iniziati all’arte della pesca come ad un rito sacro fatto di timore e di rispetto, di pazienza e di ardimento. Immagini dei marinai e dei loro attrezzi di lavoro scomparsi o sostituiti dalla tecnologia.
Memorie dei marinai con i loro canti, delle loro vele non sempre gonfie di vento e dei loro lunghi remi levigati dal sudore, delle loro lampare ad acetilene, a petrolio e a gas che, come lucciole sciamavano sulle onde buie della sera mentre lo sciabordio nascondeva una preghiera e una speranza.
Pino Del Pizzo
u Zu Franciscu Giambra pescatore a Amandea chi poterebbe dirmi di piu del mio antenato Giambra??.
giambra giovanni belgio i miei origini risalgono a Cassaro (SIRACUSA)
Sempre interessante cio’ che pubblica il sito “Amanteani nel Mondo”. Speriamo che possano seguire pubblicando storia, tradizioni, feste religiose, usi e costumi,panoramiche, ecc…… In definitiva il “modus vivendi e operandi” della nostra bella Mantiella e del suo Popolo, atraverso i tempi……anche se , per me, il passato amanteano, e’ stato e rimarra’ sempre il piu’ bello in tutti glí aspetti…. particolarmente nel rispetto, nella convivenza pacifica , nella solidarieta’, nella sincerita’, ecc. ecc. Un passato duro per vivere.. pero’ eravamo felici e contenti in un paese affratellato e senza rancore e tante tante ambizioni macchiavelliche come adesso…. un paese che brillava nel firmamento turístico regionale…. con l’appellitivo “A Matiella a terza”…. ed oggi dopo tanti anni….. Il nostro bel Paese non figura in nessuna stadistica… l’hanno buttato nel fondo del pozzo… dimenticata ed abbandonata…. Pensare che si vive in un mondo globalizzato e sofisticato…. anche se malvagio e menefreghista….. FELICITAZIONI per il sito…… Un forte abbraccio fraterno ed amanteano da F.D. dall’Argentina.
Ci piacerebbe ospitare nel nostro sito i tuoi meravigliosi scritti fatti di ricordi, di sentimenti e di tanta cultura.